Ascesa e declino dell'ordine neoliberale. L’America e il mondo nell’era del libero mercato by Gary Gerstle

Ascesa e declino dell'ordine neoliberale. L’America e il mondo nell’era del libero mercato by Gary Gerstle

autore:Gary Gerstle [Gerstle, Gary]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


La politica interna neoliberale

In patria, Bush si fece in quattro per persuadere gli americani che la guerra in Iraq non avrebbe avuto effetti sul loro stile di vita. Il piano d’attacco di Rumsfeld, basato su un esercito di esigue dimensioni che colpisse duro e vincesse rapidamente, era stato concepito per muovere una guerra senza mettere alla prova le risorse americane. Bush insistette fin dall’inizio dell’invasione sul fatto che gli americani avrebbero continuato a vivere come avevano sempre fatto. Sminuiva chi parlava di sacrifici.

Nessun americano sarebbe stato chiamato alle armi, e a nessuno sarebbe stato chiesto di rinunciare a opportunità economiche o alla libertà per sostenere lo sforzo bellico. I tagli alle tasse di Bush non sarebbero stati rivisti, anche se i costi della guerra stavano gravando sul governo degli Stati Uniti con vasti disavanzi. Bush pose l’accento sul fatto che gli americani dovessero continuare a spendere liberamente. Il motore del capitalismo di mercato doveva essere alimentato.

Poiché non vigeva la leva obbligatoria, furono poche le famiglie americane che dovettero dichiararsi disposte a mandare i propri amati figli e figlie a rischiare la morte in una guerra mal concepita. Negli anni Sessanta e Settanta, la New Left contraria alla guerra in Vietnam aveva guidato le lotte per porre fine alla coscrizione obbligatoria. La sostituzione di un esercito di leva con uno professionale, tuttavia, era stata un boomerang. Per i decisori di Washington si rivelò più facile schierare soldati professionisti offertisi volontari per il servizio militare, piuttosto che cittadini coscritti che avevano maggiori probabilità di sollevare questioni in merito alla guerra e domandarsi se questa giustificasse il sacrificio delle proprie vite. Se l’America avesse mantenuto la sua tradizione di un esercito di cittadini coscritti, nel 2003 quasi certamente la guerra in Iraq non ci sarebbe stata35.

Tuttavia, Bush non poteva isolare del tutto la società americana dagli effetti di questa guerra «lontana». La compenetrazione tra politica estera e interna avvenne su più fronti. In particolare, in patria Bush diede impulso alle politiche neoliberali altrettanto energicamente che in Iraq. Nel suo impegno per la deregulation il neoliberalismo era evidente. Il suo taglio delle tasse del 2001 aveva lo scopo di privare lo Stato di una fonte di finanziamenti che avrebbe potuto utilizzare per progetti sociali e per una ridistribuzione. Bush si impegnò a fondo (e alla fine invano) per sostituire la forma di previdenza sociale in vigore – pensioni statali a vita per i ritirati dal lavoro e i loro coniugi – con conti a Wall Street che i lavoratori sarebbero stati istruiti ad accumulare con i contributi versati dai datori di lavoro, gestendoli da soli sia prima che durante il pensionamento. Questo piano di «conti di investimento per ogni pensionato» incarnava il desiderio neoliberale di eliminare le «elargizioni» assistenziali a vita che «corrodevano» l’integrità morale dell’individuo. Bush sosteneva che il suo piano avrebbe rafforzato quell’autosufficienza imprenditoriale degli individui tanto celebrata dal pensiero neoliberale. Anche Bush conservò l’approccio deregolatorio nei confronti di Wall Street inaugurato dall’amministrazione Clinton. Alan Greenspan, il guru neoliberale che aveva guidato



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